I vuoti e gli interrogativi che percorrevano “L’Arminuta” trovano uno spazio nuovo nella protagonista. Ciò che è diventata è la conseguenza della mancanza. La mancanza di una mamma accudente, di risposte alle domande martellanti che l’hanno accompagnata sin da bambina, di un senso accettabile all’abbandono subìto.

La disfunzionalità della famiglia di origine cementa il rapporto tra Arminuta e Adriana, di cui la Di Pietrantonio ha fatto l’essenza stessa della sorellanza.

Solo tra pari le due donne trovano quel senso di intimità, di famiglia, che non hanno mai sperimentato: compensano l’assenza, il non detto, tutto ciò che è mancato.

Con questo romanzo, la Di Pietrantonio raggiunge una maturità nuova nella scrittura, tesse ogni pagina con una lingua asciutta, tagliente, necessaria.

Sullo sfondo e tra le righe, c’è l’Abruzzo. Le luci e le ombre di questa terra si riflettono nei personaggi di questo libro e si intrecciano con i grandi temi che fanno germogliare la storia di un’età adulta che è marchiata a fuoco da un’infanzia perduta.

Se hai già avuto occasione di leggerlo, cosa ti ha colpito di questo romanzo?

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