La storia è ambientata negli anni ’50 e ruota attorno a Beth Harmon, bambina prodigio che inizia a giocare con il custode dell’orfanotrofio in cui vive. Proprio lui, il signor Shaibel, è il suo primo maestro.

Gli scacchi diventano la sua fuga dalla realtà: Beth inizia a studiare le mosse, ad esercitarsi per ore e a ripassare mentalmente le partite.

Quando ormai non ci sperava più, Beth viene adottata. Appena fuori dall’orfanotrofio, inizia una nuova vita e comincia a partecipare ai tornei di scacchi, sfidando un ambiente prettamente maschile in cui riesce a spiccare per le sue doti singolari.

Con le prime vittorie in competizioni importanti, Beth si convince di voler diventare una campionessa e prosegue a sfidare i più grandi campioni di scacchi.

Parallelamente alla crescita di questa sua passione, la ragazza deve fare i conti con varie dipendenze: prima tra tutte quella da psicofarmaci, giornalmente somministrati in orfanotrofio, che Beth non riesce ad abbandonare.

La sua storia personale e la sua fragilità emergono nella necessità di rifugiarsi nell’uso di varie sostanze che la distolgono dal suo dolore, ma anche, a volte, dai suoi obiettivi.

La gestione degli affetti, delle emozioni e dei ricordi resta in una zona buia, dalla quale Beth riesce ad astrarsi solo facendo la cosa che le riesce meglio: sedersi davanti ad una scacchiera e giocare.

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