Proprio la montagna è protagonista del libro insieme a Piero e Bruno, che lì si conoscono da bambini. Piero arriva dalla città tutte le estati per passare le vacanze, a seguito dei genitori amanti di quei luoghi, che quando scoprono il paesino di Grana decidono di prendere una piccola casa in affitto per avere una base a cui tornare. Bruno è figlio della montagna stessa , in cui trova le sue origini e il suo destino.

Seppur diversi, Piero e Bruno diventano amici e crescono insieme, vivendo vite differenti che, nonostante tutto, li portano a ritrovarsi sempre lungo i sentieri battuti da bambini. Il tempo passato lontani non scalfisce il loro rapporto, non è altrettanto forte da cambiarlo.

Tra partenze, ritorni e cambiamenti, i due uomini si interrogano sulla loro vita, definiscono quale vogliono che sia il loro posto nel mondo. Quando si perdono o hanno interrogativi troppo grandi trovano le risposte che cercano nella montagna e riprendono a camminare mantenendo il passo che hanno imparato a sostenere.

Cognetti ha detto di aver scritto fin dall’infanzia, perché tutto ciò che contiene gli appartiene profondamente.

Il ritmo lento e avvolgente della sua scrittura sembra voler dare il tempo al lettore di abituarsi alla montagna, di allenarsi a percorrerla lungo le pareti più impervie, a gestirne gli imprevisti, a non scivolare sulla neve.

Soprattutto, però, ad accettarla come uno spazio interiore. Tornarci è come riaccendere la memoria, far tornare con noi le persone che ci hanno insegnato ad affrontarla, qualunque cosa la montagna sia per noi.

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