Con “Spatriati”, edito nel 2021 da Einaudi, Mario Desiati ha fatto parlare molto di sé e, dopo un anno, è ancora nell’occhio del ciclone, vincitore acclamatissimo del Premio Strega 2022.

Nell’insolita e interessante “settina” di finalisti, “Spatriati” si è distinto per l’originalità del tema e la maturità della scrittura.

IRREGOLARI

Per chi lo ha scelto dallo scaffale di una libreria, il titolo ha giocato sicuramente un ruolo importante: “spatriati”, nel dialetto dell’autore, è una parola sfaccettata, che si riferisce agli emigranti, agli sradicati, agli irregolari, a tutti quelli che vivono al di là di ciò che si considera la norma.

Spatriati sono i protagonisti, Francesco e Claudia, che trovano un equilibrio nella complementarietà delle loro personalità e delle loro storie. Due giovani che non si riconoscono nelle aspettative degli altri e che fuggono dalle definizioni comuni. Attraverso di loro, Desiati fotografa un’intera generazione, quella che sente su di sé il peso dei fallimenti personali, familiari, lavorativi e si riconosce solo nell’essere visceralmente precaria.

LA RICERCA DELLA LIBERTÀ

Eppure, questa irregolarità, vissuta sempre con una tensione verso strade alternative e modi di vivere differenti, permette ai protagonisti di trovare e definire la propria identità e di inventare nuove forme di relazione e di famiglia in cui riconoscersi.

La realtà borghese da cui provengono non rispecchia la loro natura, né le loro aspettative. Dallo straniamento della non appartenenza al loro mondo nasce la loro rivoluzione, il loro andar via non solo da una città, ma dalle regole scritte e non scritte che regolano l’universo che le ruotano intorno.

Non scappano, gli spatriati, ma vanno alla ricerca di qualcosa che sappia di libertà.

 

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