Michel Houellebecq è tornato.

Per chi conosce Michel Houellebecq, il suo ultimo libro, “Annientare”, sembra la fine spietata e perfetta di un percorso lungo trent’anni. Una storia che ha bisogno di uno spazio di più di settecento pagine per essere raccontata, per essere vissuta dal lettore.

Un’ennesima critica a un mondo, quello occidentale, che sembra spacciato: tutto fa pensare che stia per essere distrutto, annientato.

LO SCENARIO

Il libro, pubblicato da La nave di Teseo, è ambientato nella Francia del 2027. Paul Raison, alto funzionario e consigliere del ministro dell’Economia, è alle prese con un misterioso attacco informatico, con una pericolosa minaccia terroristica e con le elezioni presidenziali imminenti. Ma tutto questo è solo lo sfondo, in realtà, della sua vicenda privata: l’inaspettata malattia del padre costringe Paul a fronteggiare l’incertezza, il vuoto delle relazioni, l’aridità di tutto. In un mondo che sembra sull’orlo del precipizio e in una vita minata dal dolore dell’età adulta, il protagonista cerca la salvezza dove non ce l’aspettiamo.

SALVARSI

I nodi narrativi della tecnologia e del terrorismo sono incastonati in una trama che va in un’altra direzione: ciò che sembra interessare a Houellebecq non è tanto il thriller politico quanto la vicenda umana, di cui cerca disperatamente di recuperare il senso.

Lo scenario apocalittico costruito dallo scrittore corrisponde a un paesaggio interiore di annientamento delle emozioni e dei sogni, sepolti sotto a difficoltà, delusioni, stanchezza di vivere. Ma, alla fine, il nichilismo annunciato dal titolo non è così feroce. In fondo a tutto resta un’unica possibilità di salvezza: l’amore. Amore che assume, in Houellebecq, dei connotati unici e al quale lo stesso Paul sembra rieducarsi, gradualmente, attraversando a fatica quello che è stato. Amore al quale, alla fine, si affida.

 

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